La sconfitta è solo della società

Dopo l’ultima sconfitta in campionato rimediata nel match Sampdoria – Inter, la società ha deciso di esonerare Frank de Boer nonostante qualche giorno prima sia stata espressa totale fiducia nell’allenatore. In realtà sappiamo tutti che le rassicurazioni e le parole contano poco di fronte ai risultati, dopotutto i ribaltoni in panchina avvengono in qualunque società del mondo.

Senza ombra di dubbio il tecnico olandese non è stato eccellente infatti i risultati ottenuti ne sono la dimostrazione: 5 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte in 14 partite disputate tra Serie A e Europa League. Inoltre sembra che de Boer non abbia valorizzato le risorse che aveva a disposizione in rosa. A tal proposito possiamo parlare di Kondogbia pagato 31 milioni di euro e rilegato ai margini della squadra nonostante fosse considerato dalla società un patrimonio da non svalutare. Anche Jovetic è scomparso dal terreno di gioco dopo aver raggiunto solo 2 presenze che tra l’altro sono state sufficienti a far scattare l’obbligo di riscatto pari a 14, 3 milioni di euro. E poi c’è Gabigol, talento brasiliano mai sfruttato perché ritenuto non pronto al campionato italiano, nonostante fosse stato pagato circa 30 milioni di euro questa estate e messo sotto un contratto molto oneroso per un ragazzo di soli 20 anni.

Sicuramente quanto detto può bastare per poter affermare che l’Inter abbia fatto la scelta migliore, dopotutto i fatti parlano chiaro e quando ci sono troppe difficoltà non si può fare altro che esonerare l’allenatore. Lo stesso pensiero dovrebbe valere per tutti gli allenatori esonerati post triplete, per l’esattezza 9 negli ultimi 6 anni anni. Così ogni volta ci si ritrova al punto di partenza parlando di anno zero e di un nuovo progetto con l’allenatore appena approdato in panchina. Peccato che non ci sia mai un progetto con delle solide basi perché ogni anno le certezze vacillano, la confusione aumenta e si cade in un loop di cazzate davvero improponibile.

 

Ma quante colpe ha Frank de Boer?

L’olandese è giunto a Milano il 9 agosto subentrando a Roberto Mancini e raccogliendo un’eredità non congegna al suo modo d’interpretare il calcio. Senza aver svolto la preparazione estiva e senza aver messo mano al mercato, de Boer ha accettato questa sfida lavorando duro per poter imporre quanto prima la sua filosofia ai giocatori. La squadra ha iniziato a prendere forma con la scelta di un 11 titolare fisso e con l’esclusione dei giocatori non ritenuti idonei al suo progetto. L’ex pluricampione dell’Ajax ha dovuto sopportare una critica massacrante dalla stampa italiana che di settimana in settimana ha proposto titoli e opinioni poco rispettose nei confronti di un grande uomo e professionista. Per la prima volta dopo anni, de Boer è stato l’unico a comportarsi da sergente di ferro con chi non è stato rispettoso nei confronti della maglia a costo di svalutare i giocatori. Nonostante tutto, l’olandese ha sempre seguito la sua filosofia senza snaturare il suo stile poiché lui stesso aveva dichiarato che per poter vedere del buon gioco ci sarebbe voluto del tempo.

Il tempo però non è mai stato dalla sua parte perché de Boer non ne ha avuto abbastanza, o meglio, non ha avuto lo stesso tempo che è stato concesso ai precedenti allenatori dell’Inter. Basti pensare che a Walter Mazzarri siano stati concessi 58 match prima di accorgersi che il suo modo di interpretare il calcio era sbagliato. Con Mancini era diverso, praticamente tutta un’altra storia perché il suo ritorno aveva come obiettivo la rifondazione della squadra proprio come accadde più di 10 anni fa. Quindi si cambia modo di giocare, si rivoluziona la squadra intervenendo drasticamente sul mercato e accontentando così il tecnico jesino. Risultato? dopo 42 match il suo rapporto con l’Inter si conclude nuovamente.

Nel momento in cui Erick Thohir propose l’ingaggio di Frank de Boer, in società tutti sapevano che sarebbe servito del tempo, a maggior ragione se l’allenatore prende in mano la squadra a due settimane dall’inizio del campionato. Una società seria, coerente ma sopratutto forte, avrebbe sostenuto l’allenatore e rimproverato i giocatori che, come se non bastasse, hanno remato contro l’olandese fin dall’inizio. A tal proposito possiamo prendere in esempio il glorioso Milan di Arrigo Sacchi: inizialmente l’interpretazione del suo calcio non piaceva ai giocatori e nemmeno alla stampa perché primi risultati furono molto deludenti e dunque il popolo rossonero chiese a gran voce l’esonero ma Berlusconi, convinto e fiducioso, decise di concedere tempo al suo allenatore… il resto ormai è storia. Per fare un esempio più recente, possiamo analizzare le ultime due stagioni del Liverpool guidato da Jürgen Klopp: il tecnico tedesco ha concluso la prima stagione classificandosi ottavo in Premier League ma i Reds hanno creduto nel progetto del suo allenatore e quest’anno i risultati sono talmente eclatanti da scommettere sul Liverpool come nuovo vincitore del titolo.

Tranquilli perché anche nell’Inter si organizzano progetti a lungo termine in cui però non c’è pazienza perché sono stati concessi solo 84 giorni a Frank de Boer per poter compiere il miracolo; chiamatelo miracolo o come volete voi ma non potrebbe essere altro che un avvenimento divino a far sì che certi giocatori diventino improvvisamente decenti. Da qualche anno, ad Appiano Gentile, la mediocrità sembra esser diventata un intercalare irreversibile ma sopratutto contagiosa per ogni giocatore che si appresta a vestire la maglia nerazzurra. In questo ambiente così sfiduciato e privo di stimoli, bisogna trovare il modo di cambiare rotta ma per farlo ci vuole pazienza e perseveranza.

 

A partire da sinistra: Liu Jun, Erick Thohir, Zhang Jindong e Michael Bolingbroke.

 

“ La squadra è lo specchio della società

Citando il Direttore Generale e Amministratore Delegato della Juventus, Beppe Marotta, non possiamo che essere d’accordo perché notiamo confusione sia nella squadra che all’interno della società. Nell’attuale dirigenza nerazzurra non è facile individuare i ruoli dei suoi uomini, tecnicamente e gerarchicamente parlando. Chi è il numero uno del club? se dovessi immaginare il volto della prima persona da collegare all’Inter, fino a qualche anno fa avrei detto Moratti, ma oggi non saprei chi nominare. La proprietà è chiaramente del neo arrivato Zhang Jindong, vertice del Suning, mentre nella carica di presidente risulta esserci l’uscente Erick Thohir, ormai destinato a cedere il resto delle quote ai cinesi. Quindi chi prende le decisioni? sottolineiamo che Frank de Boer è stato ingaggiato da Thohir mentre l’esonero è stato decretato dal Suning. Quindi come può un socio uscente prendere le decisioni per il nuovo azionista? e come può il nuovo azionista lasciare che sia il socio uscente a gestire i suoi interessi? non è assolutamente chiaro. In questa situazione l’ex presidente Moratti resta sullo sfondo commentando apertamente le vicende del club ma nessuno ha intuito da quale parte della bilancia si trovi. E poi c’è l’eterno capitano Javier Zanetti il quale figura come vice presidente del club ma che all’atto pratico resta un simbolo e nulla di più. Tra gli esponenti di spicco della società c’è l’Amministratore Delegato Michael Bolingbroke, grande professionista ma pressoché invisibile alle telecamere dei giornalisti infatti, sembra che l’ex Direttore Organizzativo del Manchester United non abbia attitudini e voce in capitolo nell’ambito sportivo. Inoltre in dirigenza è presente il nuovo Chief Football Administrator Giovanni Gardini, insediatosi al posto di Marco Fassone, che sembra occuparsi principalmente delle relazioni istituzionali sportive, dell’amministrazione dei trasferimenti dei giocatori e della supervisione della segreteria sportiva. Anche in questo non sembrano esserci attinenze e oneri sportivi nei quali la conoscenza tecnica del calcio e l’esperienza sul terreno di gioco ne compongono le fondamenta. Per concludere, il Direttore Sportivo Piero Ausilio si occupa principalmente dell’area tecnica e del mercato nerazzurro ricoprendo così da solo un ruolo di fondamentale importanza per il club.

 

Il Direttore Generale Gardini, con il DS Piero Ausilio.
Il Direttore Generale Gardini, con il DS Piero Ausilio.

 

In questa situazione di caos, come può il Suning continuare gestire l’Inter stando dall’altra parte del mondo? ovviamente il colosso cinese ha lasciato i suoi uomini a Milano ma questi portavoce fungono unicamente da controllori perché non prendono alcuna iniziativa, almeno dal punto di vista sportivo. Sia ben chiaro che non è richiesta una presenza fissa e costante del Suning in Italia bensì è richiesta la scelta di uomo di fiducia, che possa rappresentare la proprietà e che abbia la delega di prendere decisioni fondamentali nell’ambito sportivo. In Europa esistono diversi top club che da anni prediligono tale organizzazione come ad esempio il PSG, il Manchester City e il Manchester United. Anche Berlusconi decise di affidare le funzioni sportive del Milan ad Adriano Galliani, e stiamo parlando di oltre 20 anni fa.

Ad oggi nell’Inter manca una figura di riferimento che possa essere di raccordo tra i suoi dirigenti e che quindi possa coordinare l’ambito sportivo efficacemente. Il Suning dovrebbe affidarsi ad un uomo di grande esperienza e con un’ottima capacità di giudizio, che sia sempre presente e che ci metta la faccia in ogni situazione. Indubbiamente nel club ci sono figure professionali molto preparate in tema economico e manageriale ma sono assenti dirigenti dalle grandi conoscenze calcistiche. E’ giunto il momento che il Suning faccia il primo passo per riorganizzare la società altrimenti ci aspetteranno altre stagioni fallimentari.