Record stranieri: di chi è la colpa?
L’ultimo match Inter-Udinese ha segnato un nuovo record: 22 stranieri in campo per la prima volta in Serie A. In quel di San Siro, entrambe le squadre non hanno schierato nella formazione titolare neanche un giocatore italiano. Nell’Inter era già successo nel 2006 contro la Juventus, partita in cui furono mandati in campo 11 giocatori stranieri: Julio Cesar in porta, Burdisso, Cordoba, Samuel e Zanetti in difesa, Cambiasso, Figo, Stankovic e Veron a centrocampo, Martins e Adriano in attacco; anche i cambi effettuati furono di stampo internazionale: Gonzalez, Cruz e Recoba. Il match terminò con una sconfitta e con la celebre linguaccia di Alessandro Del Piero, autore del gol.
Anche oggi la Juventus si conferma al centro dell’attenzione, sopratutto per le parole che ha speso a riguardo il dg bianconero Beppe Marotta: “La base italiana è un elemento chiave? Io credo che lo sia per qualsiasi club italiano che intende vincere lo scudetto. La rappresentanza italiana è fondamentale, noi abbiamo uno zoccolo duro di campioni italiani che sono Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, per parlare di quelli meno giovani, che capiscono benissimo cosa significa andare per esempio a Carpi e lottare contro una squadra importante e vincere, cosa significa andare a Sassuolo e magari sottovalutare la partita e perdere. Queste sono situazioni che solo chi gioca in Italia capisce, quindi la capacità e l’obiettivo della Juventus, ma secondo me di tanti altri club, deve essere quello di reperire sul mercato i migliori giovani in circolazione per creare poi lo zoccolo duro del futuro. Questa è una prerogativa a mio giudizio indispensabile per ottenere dei grandi risultati”.
E facciamo un attimo un salto in Premier League, il Leicester di Ranieri ha appena vinto il campionato senza stelle di prima grandezza. Pochi avrebbero scommesso sul titolo vinto dalla squadra di Ranieri.
Per quanto possa risultare discutibile la consuetudine di avere un blocco di italiani in rosa per vincere uno Scudetto, bisogna ammettere che le parole di Marotta hanno un senso. Il“modello Juventus” non è poi il risultato di un esperimento scientifico prodotto in laboratorio dopo anni di studio, bensì risulta essere un format utilizzato da molti club europei, per lo più dai giganti. In teoria non risulta essere così difficile impostare un blocco di giocatori della propria nazione e anno dopo anno acquistare giovani promesse da mandare in prestito o inserire in squadra come innesto. In fin dei conti si tratta di avere un piano lungimirante fondato sul tricolore ma all’atto pratico, almeno in Italia, nessuno a parte la Juventus sembra averlo capito. Devo ammettere che in parte condivido le polemiche, probabilmente per spirito patriottico o perché in realtà non sono altro che uno pseudo moralista forgiato dal qualunquismo del campionato italiano ma è una questione che andrebbe affrontata il prima possibile dal nostro club ma sopratutto dalla FIGC. Questo record conferma l’andamento che si è registrato nel corso di questa stagione, infatti dalla prima giornata di campionato a oggi, la 35esima, la percentuale di stranieri in campo è pari al 62%. Numeri e statistiche che possono essere più semplicemente tradotte dal melting potsportivo del nostro campionato, il quale al momento sembra essere la causa principale dell’abbassamento qualitativo del calcio italiano.
D’altro canto bisogna rendersi conto che l’Inter è soltanto complice di un sistema completamente sbagliato e che non vede il nostro club o l’Udinese, il vero colpevole. Le modalità con il quale è stato organizzato questo sport, partendo dalle scuole calcio, arrivando alla Serie A, non è nient’altro che un’accozzaglia di norme e regolamenti confusi, obsoleti, colmi di lacune ma sopratutto inefficaci. La federazione italiana è il primo soggetto da mettere sotto accusa e il medesimo che dovrebbe preoccuparsi di risolvere questa situazione.